giovedì 25 dicembre 2014

EDWARD MANI DI FORBICE


Siccome è davvero parecchio che non aggiorno il blog, ( quattro mesi e tredici giorni entrando nello specifico ) ed essendo oggi il giorno di Natale, colgo la palla al balzo per pubblicare dopo tempo qualcosa di nuovo. Non mi occuperò di fare riflessioni sulla festività stessa, sul senso della vita, sulla gioia, la famiglia ed il rapporto che ne scaturisce nelle feste, e tutte quelle cose li come feci l'anno ormai passato ( sti cazzi aggiungerei... ). Dirò giusto le mie tre ( si fa per dire ) considerazioni su quello che a mio modesto parere sia, "Il Film" di Natale per eccellenza. Già da quest'ultima affermazione si può intuire quanto io adori questa pellicola. Dire che la amo è davvero poco. La "vivo" ogni volta che la ammiro in tutte le sue sfaccettature. La storia del ragazzo dalle mani di forbici, che venne da un mondo fantastico, ( un castello in questo caso ) sperando forse di inserirsi fra la gente e vivere come uno di loro, per poi venire ricacciato perché "diverso" la porterò sempre nel mio cuore come bagaglio anche "culturale" oltre che personale. Ogni singolo fotogramma mi incatena a se trascinandomi nella visione completa, impedendomi di continuare quello che stavo facendo li per li. E non importa se siamo all'inizio, a metà o alla fine, è certo che una volta che il mio sguardo si incrocia con lo schermo del televisore, non posso più staccarmene fino alla fine. ( vabbè a parte quando danno la pubblicità naturalmente ). E' una "fiaba" che prende vita! Alcuni miei amici potrebbero confermare tranquillamente quanto ciò dico perché, manco a farlo apposta il film lo hanno trasmesso la sera del 23 dicembre su Mtv ( il canale della musica che di musica non ha più nulla ) obbligandomi a rivederlo tutto, nonostante fossi ospite a casa di queste persone per godermi una cenetta intima prenatalizia. Fortunatamente me lo hanno fatto vedere tutto ( manco fossi stato un bambino XD ) e per di più si sono aggiunti pure loro alla visione di questo piccolo capolavoro pur di non lasciarmi solo, ( ahhh il potere dello spirito natalizio :3 )


In realtà qualcuno ha avuto da ridere più volte sulla visione, ( ciao Gloria, Chiara e Nicolas ) definendola angosciante. Questo perché effettivamente la storia di Edward ( interpretato da Johnny Depp all'epoca agli esordi che con questo film, sancì quella che tutt'oggi si può definire una proficua collaborazione con Burton ) e delle sue "strambe" mani, è una di quelle storie che ti trafiggono dritte al cuore, anche a tradimento nonostante alcuni sviluppi siano praticamente annunciati durante lo svolgersi dei fatti. Il tema della diversità e dell'emarginazione che comporta inevitabilmente alla solitudine, sono argomenti trattati più e più volte. Ma come Burton, nessuno è in grado di fare. I suoi film ed in particolare questo, sono sempre critiche rivolte alla società contemporanea. Una società all'apparenza perbenista eccessivamente da risultare fastidiosa nei confronti di chi è "diverso"( in questo caso il nostro protagonista ), per poi gettare la maschera mostrandoci il vero volto, infame e cinico pronto a giudicare senza prima tenere conto di se. Un esempio eclatante può essere quello del vecchio con la gamba finta che dirà testualmente le seguenti parole ad Edward, "Non lasciare mai che qualcuno ti dica che sei un handicappato" per poi più avanti affermare al fratellino della protagonista femminile "Allora lo hanno preso? Parlo dello storpio"... no comment davvero.
Non a caso il regista, ci mostra il paese dove si svolgono le avventure del nostro "Mostro di Frankenstein", come un insieme di ville a schiera dai colori a pastello che ricordano le case in polistirolo delle bambole di porcellana, il cui contenuto per quanto possa essere ornato è privo di anima, come i popolani stessi.

Mentre il mondo da cui proviene Edward, il castello isolato sulla collina, circondato dal grande giardino costituito da tutte le sculture di erba, è l'esatto opposto. E' VIVO! Ciò è dovuto dall'immaginazione e dalla voglia di sognare ingenua e genuina del protagonista. Quella voglia di esprimere e condividere tutto ciò che percepisce del nostro mondo. L'aspetto inquietante, grottesco accompagnato dallo sguardo eternamente malinconico, fanno di lui un'artista incompreso. Addirittura sommergerà di neve l'intero paese "dipingendolo con le sue mani" dandogli forse un'anima. Come dirà testualmente verso la fine del film Kim ( interpretata da Winona Ryder, in una delle sue interpretazioni più riuscite... secondo me ) la ragazza di cui Edward si innamorerà, " Prima che lui venisse in questa città la neve non era mai caduta, ma dopo il suo arrivo è caduta".

Quel che apprezzo di questo film è anche il comparto romantico. Vero e spontaneo, per nulla forzato, nessuna smanceria o parole frivole da baci perugina. Semplici sguardi, poche parole accompagnate da immagini che valgono più di un romanzo di trecento pagine che spiega l'argomento stesso. E' impossibile secondo me non rimanere coinvolti da questo amore amaro, poetico, malinconico e puro ( per Edward, Kim rappresenta la purezza come quella che si identificano negli angeli ). Tutte le scene che li coinvolgono sono le mie preferite del film, in particolare due. Quella della danza di Kim sotto la neve ( https://www.youtube.com/watch?v=qmOScCWGKOo ) è qualcosa di totale! Mentre si raggiunge la perfezione ( uno dei pochi casi in cui uso questo termine perché la perfezione difficilmente esiste per me, non esistendo effettivamente ) nella scena dell'abbraccio ( https://www.youtube.com/watch?v=5NwQvmuen08 a partire dal minuto 0.40 ). Gli occhi lucidi e le lacrime sono inevitabili... certo se si possiede un cuore di pietra difficilmente accadrebbe XD.
Il comparto sonoro ad opera di "Danny Elfman" è roba da farti venire la pelle d'oca. Da sempre collaboratore di Burton, in questa pellicola dette il meglio di se, creando uno di quei temi immortali ( https://www.youtube.com/watch?v=7Uil_moZTQk ) che tutt'oggi vengono abusati perfino nelle pubblicità ( come quelle degli indumenti intimi o dei profumi ).

Nel cast oltre ai già citati Depp e Ryder figuravano Dianne West e Alan Arkin ( la prima fu una delle muse di Woody Allen con la quale girò alcuni dei suoi film divenuti dei veri cult, il secondo  il nonno di Little Miss Sunshine ) nei ruoli dei genitori di Kim, Anthony Michael Hall ( uno dei due ragazzi imbranati protagonisti del film cult "La bionda esplosiva" ) nella parte di Jim l'ex ragazzo di Kim e Vincent Price ( chi è amante dei film horror di una volta e del videoclip "Thriller" di Michael Jackson sa di chi sto parlando, una vera leggenda! )  nel ruolo dell'inventore che darà vita ad Edward.
La domanda che può sorgere spontanea arrivati a questo punto è, cosa c'entra questo film col natale? Nulla effettivamente! Per tutta la pellicola non si manifesta l'atmosfera natalizia se non negli ultimi venti minuti, ma ha un ruolo totalmente secondario. Eppure lo reputo un film natalizio proprio perché seppur in modo passivo, appartiene a quel periodo. Non ha alcun interesse a mostrare il lato gioioso della stessa festività, i buoni sentimenti e tutte quelle cose che all'inizio della mia recensione personale ho voluto omettere. Perché il natale alla fine è come "un giorno qualunque". Ci sono si i momenti positivi e felici, ma anche i momenti bui e tristi. E questo film ne è l'esponente più diretto. A natale si è più buoni si dice, ma la realtà purtroppo è tutta altra cosa, se sei un barbone, uno storpio, una persona incapace di volere ed intendere, sei un emarginato e quindi vieni lasciato a te stesso, natale o non natale. Ed Edward è uno di quei personaggi che purtroppo ne sa qualcosa perché ritenuto diverso... Buon Natale a tutti!




martedì 12 agosto 2014

CAPITANO MIO CAPITANO

Metto subito i puntini sulle i... non volevo scrivere questo post. Troppo scontato e banale dato che lo hanno già fatto tutti, ed io come al solito arrivo in ritardo. Chiariamoci, non volevo stare a scrivere vita, miracoli e morte di un uomo che senza rendersene conto ha dato tanto a ragazzi della mia generazione, ( sono dell'88 ), un'infanzia piena di "pensieri felici", ( citazione di un suo film che andai a recensire tempo fa http://ilfantasticoblogdimattia.blogspot.it/2014/05/hook-capitan-uncino.html ) non ha senso. Come non ha senso recensire il mio film preferito con lui protagonista o semplice comparsa... impresa ardua aggiungerei. Ma non perché è difficile recensire il film in questione, semplicemente non posso scegliere fra almeno cinque o sei film quale sia per me il suo preferito. Era veramente un "Attore" della "Madonna". O forse è più corretto dire che era un gigante di "Umanità"! Dotato di una capacità espressiva all'ennesima potenza in grado di stabilire un incredibile empatia con tutti gli spettatori che andavano nelle sale a vedere i suoi film, specialmente noi ragazzini perché eravamo i primi a cogliere che nell'animo non era diverso da noi, un bambino. Non è un caso se negli anni Novanta si è dedicato quasi esclusivamente a produzioni per piccini, alcune delle quali erano palesemente delle ciofeche, ma a noi non importava. Seguivamo ovunque ( o perlomeno io andavo al cinema a vedere tutti i suoi film da che ho memoria, poi voi non lo so) il nostro "capitano", sempre pronto ad insegnarci qualcosa. Teoricamente era un secondo padre. Perché i suoi film lasciavano dei messaggi. Facevano ridere, piangere, riflettere. Cercavano sempre di approcciarti alla vita in determinato modo, tentando di non renderti impreparato una volta arrivato il tuo turno ( "un avversario prima o poi va affrontato" giusto per citarne uno ). Perfino a scuola alcuni suoi film come "L'attimo Fuggente" o "Will Hunting genio ribelle", venivano proiettati nelle classi durante le lezioni di italiano. Apprendevi più cose in quelle due ore che in tutto l'anno scolastico. 
La vita è ironica ed infame, sapere che una persona solare qual'era Robin Williams si sia suicidata per colpa della depressione, ti riempie il cuore di una tristezza allucinante. Non intendo tristezza che piangi dal mattino alla sera come uno scemo, lo trovo ridicolo. Voglio dire che non è riuscito a concludere la sua vita come avrebbe dovuto, serenamente con il sorriso sulle labbra. "Vivere può essere una grande avventura" ( citando ancora "Hook Capitan Uncino" ). Un'avventura che non è riuscito a concludere per colpa della malattia più infame che potesse colpirlo. Credo sia questo il vero motivo per cui tutti sono amareggiati e carichi di rabbia. Non essere riusciti a fargli capire quanto fosse straordinario. Sicuramente i ragazzini delle nuove generazioni non capirebbero tutto questo fastidio, ma ha lasciato davvero tanto a chi è cresciuto con lui. Io personalmente fin da piccolo ho l'abitudine di emettere dei versi a caso e di modificare il timbro vocale quando parlo, facendo voci di vario genere. Dalle più infantili a quelle più profonde. Questo perché mi innamorai follemente di "Mrs Doubtfire", dove Robin interpretava questo padre di famiglia che pur di stare insieme ai propri figli, si travestiva da vecchia governante sfruttando le sue doti attoriali e vocali emettendo voci di vario genere. L'adoro! Sono conscio che le persone con cui ho a che fare ogni singolo giorno, non comprendono questo mio modo di fare... me ne sbatto il cazzo!
Ma allora arrivati a questo punto, perché ho scritto questo post quando ho detto chiaramente che lo ritenevo banale? Volevo semplicemente dire un grazie perché il merito è solo suo se oggi sono un fottuto sognatore!

"Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi, è da sempre così e così sarà per sempre"
                                                                                     ( L'attimo Fuggente )

"La gente spesso definisce impossibili cose che semplicemente non ha mai visto"
                                                                     ( Al di là dei sogni ) 

"Non importa cosa vi dicono, le parole e le idee possono cambiare il mondo"
                                                                 ( L'attimo Fuggente )





martedì 1 luglio 2014

LA MECCANICA DEL CUORE di MATHIAS MALZIEU

L'amore è un sentimento che nessuno riuscirà mai a capire. Si dice sempre derivi dal cuore, ma non puoi non pensare che provenga da una illusione dettata dalla mente, l'idealizzazione di un qualcosa che vogliamo ci piaccia. E quando questa idea va in frantumi, rimaniamo confusi, disperati, non sappiamo come venirne fuori, ci sentiamo morire dentro e, solo allora ci rendiamo conto di essere vivi perché proviamo qualcosa. "Gioia" o "dolore". In ogni caso al cuore fa male, molto male. Io sinceramente non so se mi sono mai innamorato davvero. Non pretendo nemmeno di sapere cosa sia l'amore, non lo sa una persona che ha superato gli anta da un pezzo, figuriamoci un ragazzo di 26 anni come me. Ho provato delle sensazioni è innegabile, ho pianto per un paio di persone a cui decisi di donare il mio cuore, dopo essermelo strappato dal petto senza esitare. Queste dopo averlo custodito gelosamente, hanno ritenuto opportuno di rendermelo non prima di romperlo in mille pezzi. Non le incolpo d'altronde lo scambio non era equivalente, loro non mi donarono mai il loro cuore. Ed io forse le idealizzai troppo. Non c'è niente di peggio di idealizzare una persona, la delusione sarà sempre dietro l'angolo ad attendere il momento propizio.
Eppure quando leggo storie come "La meccanica del cuore" di "Mathias Malzieu", non riesco a rimanere impassibile. Mi risulta difficile non immedesimarmi e, stabilire una forte empatia con personaggi come "little Jack", protagonista di questa fiaba dolce dal retrogusto amaro. Nato ad Edimburgo nel giorno più freddo del mondo, il 16 aprile del 1874, ( così dice la storia perché non so se fosse considerato veramente il giorno più freddo del mondo XD ) con il  cuore completamente ghiacciato, Jack verrà salvato dalla dottoressa "Madeleine" considerata dai più una strega, impiantandogli dalle parti del cuore un orologio a cucù. Un oggetto assai fragile che dovrebbe permettergli di vivere a patto che non provi emozioni più forti dell'orologio stesso. 
"Uno, non toccare le lancette.
 Due, domina la rabbia.
 Tre, non innamorarti, mai e poi mai.
Altrimenti, nell'orologio del tuo cuore, la grande lancetta  delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle,     le tue ossa si frantumeranno, e la meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi."
Pur sapendo i rischi a cui potrebbe andare incontro, Jack non potrà fare a meno di innamorarsi di "Miss Acacia", giovane e promettente ballerina di una compagnia teatrale, tanto dolce quanto miope e, di contendere il suo amore con "Joe", ragazzo prepotente ed egoista con cui condividerà le rudezze della vita, intente ad emarginare persone afflitte da handicap o semplicemente perché sono diverse.
Poiché questa fiaba oltre ad essere un racconto d'amore è anche una storia di formazione. Le atmosfere che permeano nel libro come si può evincere leggendo il retro di copertina, ricordano veramente le essenze dei film di "Tim Burton", famoso regista che andai a trattare tempo fa nel post dedicato alla "Morte Malinconica del bambino ostrica" ( che potrete trovare a questo link se non l'avete già letto a suo tempo http://ilfantasticoblogdimattia.blogspot.it/2014/01/morte-malinconia-del-bambino-ostrica-di.html ).
Bazzicando qua e la su internet in questi giorni durante la lettura, sono venuto a conoscenza dell'imminente uscita in Francia di un film d'animazione tratto da quest'opera, ( https://www.youtube.com/watch?v=6AJJmUnddCw ), pellicola che dovrebbe essere prodotta da "Luc Besson" ( Nikita, Leon, Il quinto elemento, e la saga di Arthur e il popolo dei minimei giusto per citare qualche titolo ) e, con la partecipazione dello stesso "Mathias Malzieu" nel ruolo di sceneggiatore, doppiatore e compositore delle musiche ( tra l'altro è il leader di una band musicale, i "Dionysios"... onestamente non sapevo manco esistessero XD )
Una piccola lettura ( il libro non supera le 150 pagine ) che secondo me, dovrebbe essere colmata perché alla fine di essa lascia qualcosa, le sensazioni che provi quando conosci una persona, te ne interessi e cominci a viverla in ogni sua sfaccettatura. E non importa se non corrisponde al tuo ideale di donna o uomo che sia, se sei interessato veramente, vuoi scommetterci sopra e giocartela sapendo di rischiare sacrificando qualcosa. Credo sia impossibile non rispecchiarsi nei personaggi principali, li ho amati e odiati tutti allo stesso modo. Sono vivi! Se invece non siete dei lettori, una volta uscito il film provate a dedicargli una chance, io personalmente non l'ho visto non essendo ancora uscito ( almeno qui in Italia ), per cui non posso esprimermi però confido che possa essere degno dato che lo stesso autore ha partecipato attivamente al progetto. E la sua storia sempre secondo me, merita di essere considerata più di quanto non lo sia già.


                                                              

giovedì 5 giugno 2014

LA TRILOGIA DI BARTIMEUS di JONATHAN STROUD

L'estate sta tornando! E come ogni anno, decine di migliaia di migliaia di persone nel giro di poche settimane, si ritroveranno su una spiaggia intente a divertirsi, abbronzarsi, fare il bagno, giocare a pallavolo e tantissime altre cose ( alla faccia della crisi ). Poi ci sono gli stronzi come me che non potendosi permettere tale lusso, nei tempi morti dedicheranno il tempo ad aggiornare il proprio blog pur di sfuggire alla noia totale -.-
Ma bando alle ciance e veniamo a noi! Sicuramente alcuni di voi quando saranno sotto all'ombrellone si dedicheranno ad attività interessanti, come mettersi lo smalto sulle unghie dei piedi, giocare con le console portatili, barare ad UNO, leggere riviste di gossip o la gazzetta dello sport. Altri ancora leggeranno dei libri, scorrevoli e leggeri più indicati al periodo, magari di genere fantasy, o meglio ancora ( rullo di tamburi ) "La trilogia di Bartimeus".
Trilogia composta da "L'amuleto di Samarcanda", "L'occhio del Golem" e "La porta di Tolomeo".
La storia narra di Nathaniel, un ragazzino sui 13 anni che in seguito ad un torto subito decide di vendicarsi servendosi dell'aiuto di Bartimeus, l'essere impresso sulla copertina del libro che potremmo definire volgarmente come un demone. In realtà Bartimeus è un "Jinn", un'entità superiore che può essere convocata tramite rito magico. Il piccolo Nathaniel infatti è un apprendista mago, perché dovete sapere che le vicende narrate nel libro si svolgono in una Londra del ventesimo secolo appartenente ad un mondo parallelo, dove la magia esiste e gli stessi maghi sono al comando del governo mondiale. Nathaniel evocherà Bartimeus e gli ordinerà di rubare un oggetto molto importante custodito dal mago che gli ha fatto girare gli zebedei, nella fattispecie l'amuleto di Samarcanda che da il titolo al primo volume di questa trilogia. Bartimeus a tale richiesta reagirà in un modo tutto suo. Mi fermo qui col parlare della trama perché ricordo ancora una volta che non intendo fare anticipazioni per chi fosse interessato all'acquisto del libro. 
Dunque che dire? Erano anni che non leggevo un libro di questo genere, che fosse in grado di coinvolgermi fin dalla prima pagina. Quest'opera è riuscita addirittura in un'impresa che oggi come oggi, difficilmente un libro riuscirebbe a trasmettermi... farmi tornare ragazzino dentro. Il bello è che i personaggi non sono i classici stereotipi di molti libri fantasy per bambini, il piccolo Nathaniel non è il classico eroe senza macchia che agisce con propositi nobili, basta solo immaginare che il movente che lo spinge ad agire nel primo volume è una bastardata a danno di un'altra persona che è stata stronza con lui. Bartimeus nel corso dei tre libri tenderà fino alla nausea di riempirci di tutti i suoi ragionamenti bislacchi e contorti, salvo poi smentirsi nei momenti decisivi svestendosi di una copertura che forse non gli è mai appartenuta. Dal secondo libro si aggiungerà un terzo personaggio che non dirò chi sia per intrigarvi e farvi scoprire da soli chi possa essere e cosa vuole ottenere. La trilogia dalla sua ha la scorrevolezza, una storia non del tutto scontata perché col passare dei capitoli e dei libri segue tutto un suo percorso in continua evoluzione fino al finale. Bartimeus stesso si è rivelato essere una rivelazione tanto è vero che i capitoli che narrano la sua fetta di storia, ( ogni libro è suddiviso in capitoli dedicati appositamente a seguire le vicende dei due protagonisti ) sono narrate dallo stesso con enfasi, sarcasmo pungente ed, riferimenti personali extra scritti a pie di pagina. La parte dedicata al piccolo maghetto invece si serve del classico narratore esterno. 
Di "Jonathan Stroud" a parte questa trilogia non ho avuto il piacere di leggere altro. Guardando su internet ho saputo che è considerato una nuova promessa nel campo fantasy britannico e, che a Bartimeus ha dedicato un quarto libro, precisamente un prequel ambientato molti secoli prima durante il regno di "Salomone". Perché il Jinn stesso nei pie di pagina farà più di una volta riferimento di aver servito personaggi realmente esistiti. 
So anche che molti profani, hanno etichettato questa opera come un "Harry Potter" più oscuro... non c'entra un cazzo con quest'ultima saga posso assicurarlo. Se il paragone è dovuto per il semplice fatto che al suo interno possiamo ritrovare maghi e creature fantastiche come i Jinn, i folletti e tutto ciò che ha a che fare con la magia, bhe... avete toppato! Lo stile di "Stroud" ( meno ingenuo e diretto ) è molto diverso da quello della "Rowling" ( più infantile ed ingenuo, parlo per almeno i primi quattro libri, dal quinto in poi non ho avuto modo di sapere se la scrittura l'ha evoluta per adattarla a degli adolescenti ).
Potrei aggiungere tante altre cose per invogliarvi a recuperare almeno il primo volume, anche perché l'edizione di cui dispongo io ( la raccolta completa edita dalla "Salani Editore" ) pare essere esaurita e difficilmente reperibile. Nonostante abbia detto poche righe fa che con Harry Potter non c'entra una bega, mi permetto di consigliarlo a tutti gli amanti del maghetto di Hogwarts, penso troveranno nelle avventure di Bartimeus e Nathaniel un'alternativa più che valida. 







martedì 20 maggio 2014

COMUNQUE VADA NON IMPORTA di ELEONORA C. CARUSO

Parlare di questo libro non mi è del tutto semplice. Dirvi che mi è piaciuto è troppo banale... io amo questo libro! L'ho amato alla follia durante tutta la lettura! Un colpo di fulmine fin dal primo momento che i miei occhi si posero sulla copertina durante la solita routine in "Feltrinelli". "Comunque vada non importa", solo dal titolo per me aveva già vinto tutto! Tra l'altro uno dei più belli che abbia mai visto impresso su una copertina. Il titolo che a prescindere mi spinse a comprare questo libro, così a scatola chiusa, senza sapere di cosa cazzo trattasse. Fregandomene altamente se l'argomento che avrebbe trattato mi sarebbe piaciuto o meno, nessuna aspettativa. Insomma nella mia testa pensai, come suggerivano le parole stesse che formavano il titolo del libro in esanime "Comunque vada non importa"... e da come avrete capito voi che state leggendo, è andata più che bene. "Eleonora C. Caruso" è riuscita a trasmettermi le riflessioni, i turbamenti e perché no, anche i momenti di follia di Darla ( la protagonista del romanzo ) con una sincerità così eccessiva che una volta finita la lettura ( troppo breve aggiungerei... un vaffanculo a me che sono stato avido durante la lettura dal non trattenermi dal finirla subito -.- ),  ho percepito il classico senso di vuoto e incompletezza che, inesorabilmente finisce col l'insediarsi dentro di me ogni volta che apprezzo e sopratutto mi "affeziono" ad un'opera ( l'ultimo caso era stato con il "Soffocare" di "Palanhiuk" ). Secondo me è impossibile non affezionarsi ed immedesimarsi nei vari personaggi che vivono all'interno del romanzo. Sono tutti veri! Nei loro pregi e difetti, non passano inosservati, nemmeno le comparse più stereotipate ( sempre secondo me ). La storia posso riassumerla in questo modo, parla di  una ventiduenne che ad un certo punto si trova ad affrontare il mondo, tutti quelli che la circondano e sopratutto se stessa. Non dico altro sulla trama perché come sempre non voglio rovinare o dare anticipazioni a chi fosse interessato all'acquisto del libro di turno, e questo lo consiglio altamente. Come romanzo d'esordio di questa giovane autrice ci sta tutto, scorrevole, linguaggio pungente e tagliente carico di sarcasmo, tanti spunti di riflessione e tanta voglia di spaccare il mondo dopo un lungo arresto dettato da catene, che il più delle volte si possono rompere con una facilità così disarmante, che una volta tolte non puoi fare a meno di sorridere e dirti ma come cazzo è possibile che io abbia avuto difficoltà nell'infrangere sta ciofeca? . In più, citazioni e riferimenti ad iosa di opere che hanno segnato la mia infanzia e adolescenza come "Ken il guerriero", tanto per citarne uno ( la cosa è stata graditissima... sempre per me XD )  
Come detto all'inizio di questa mia personale recensione, parlare di quest'opera non è facile, praticamente finora l'ho elogiato senza ritegno preso dall'enfasi dell'eccitazione. Sicuramente i suoi difetti li ha come tutte le cose, dato che la perfezione non esiste. Magari gli argomenti che tratta sicuramente non interesseranno a tutti, i personaggi che di sicuro sono piaciuti a me non avranno carisma per altri lettori, la storia potrebbe risultare scontata e banale per chi ha letto di tutto. Però bisogna considerare che è pur sempre un romanzo d'esordio, e come tale va giudicato nel modo più onesto possibile. E per quanto riguarda il sottoscritto, "Comunque vada non importa" è promosso! Mi ha talmente convinto, che di Eleonora C. Caruso sicuramente comprerò un eventuale secondo romanzo ( scrivilo ti prego XD ) 



venerdì 2 maggio 2014

HOOK CAPITAN UNCINO


Credo che tutti noi almeno una volta quando eravamo piccoli abbiamo pensato, " non voglio diventare un adulto, voglio restare bambino e giocare!". Se invece non è mai stato il vostro caso... allora non oso immaginare che infanzia tristissima possiate avere avuto ( sto scherzando naturalmente... o forse no? ). Ci fu un bambino che più di tutti non volle diventare adulto. Riuscì in questa folle impresa e passò alla storia con il nome di "Peter Pan". Seppur sia un personaggio letterario inventato dallo scrittore scozzese "James Matthew Barrie", l'ambientazione fantastica dell'isola che non c'è collegata ad un luogo realmente esistente come Londra, i pensieri tutt'altro che banali di un gruppo di ragazzini che hanno paura di crescere per le troppe responsabilità e la paura di non potersi più divertire, hanno indotto inconsciamente diverse generazioni di bambini a pensare che questo ragazzo esistesse veramente. I bambini delle ultime generazioni credo siano esenti da questa considerazione perché purtroppo con i tempi che corrono, complice l'ingenuità e la semplicità di cui sono sprovvisti dato che hanno a disposizione già tutto rinunciando a quella cosa che si chiama "fantasia", non vedono l'ora di diventare adulti e si atteggiano nei modi e nelle parole come se avessero già capito come stare al mondo ( il che è di una tristezza, non hanno manco incominciato a vivere e pretendono di avere già dei problemi esistenziali? ) Comunque, per tutta quella schiera di ragazzini che ci credevano, le avventure del bambino dell'isola che non c'è sono sempre state entusiasmanti. 
Non è un caso se all'opera di Barrie hanno dedicato numerose illustrazioni, fumetti, pupazzi, cartoni animati, parchi a tema e film. Di quest'ultima categoria intendo parlare prendendo in esanime una pellicola del 1991 diretta da "Steven Spielberg", ( non c'è bisogno che vi dica chi sia... o devo dirlo? ) per certi versi controversa e per altri forse la migliore dedicata al nostro protagonista, ( ok quest'ultima affermazione la penso esclusivamente io a meno che qualcun altro non confermi la mia tesi )

Sto parlando di "Hook Capitan Uncino", film che per come si pone, intende essere il seguito di quelle che furono le avventure del bambino in calzamaglia, facendo un salto avanti nel tempo ponendo una domanda che forse una piccola nicchia di bambini amanti dell'opera, si posero almeno una volta. Ma se Peter Pan abbandonasse l'isola che non c'è, diventasse grande e avrebbe una sua famiglia, come andrebbero le cose? Questo film prende spunto da questo quesito e nel suo cerca di darne una risposta, portando sullo schermo uno dei film più belli e soprattutto "magici" a cui assistetti da piccino. Una fiaba con la F maiuscola che prende vita attraverso la pellicola di Spielberg. 
Uno dei rarissimi casi in cui secondo il mio modesto parere, gli attori principali sono azzeccati nei ruoli proposti. Abbiamo "Dustin Hoffman" nel ruolo del crudele Capitan Giacomo Uncino, personaggio che tra l'altro da il nome al titolo della pellicola, essendo l'artefice che darà inizio alla storia vera e propria, protagonista di una sorta di storia parallela a quella principale incentrata invece su Peter Bunnig, l'ex pan e capo dei bimbi sperduti, ormai diventato adulto e padre di famiglia interpretato magnificamente da "Robin Williams" che, prima di dedicarsi a film impegnativi od in ruoli deprimenti, era un eterno bambino nel corpo di un adulto durante il suo periodo d'oro. L'empatia che i suoi personaggi si sviluppavano con i bambini erano impressionanti, quindi chi meglio di lui poteva interpretare il bambino per eccellenza una volta diventato adulto? ( se avete la risposta fatemela sapere in un commento ) Poi abbiamo "Julia Roberts" nei panni di Trilly/Campanellino, l'attrice reduce del successo di "Pretty Woman" era la più adatta a rappresentare il lato birbone e giocoso di una fatina in preda ai primi turbamenti adolescenziali e quant'altro ( chi ha visto il film, e sono sicuro tutti perché è impossibile nessuno lo abbia mai visto, sa a cosa mi riferisco ). Infine abbiamo Spugna, il primo ufficiale di Uncino interpretato da "Bob Hoskins", venuto a mancare purtroppo in questi giorni nel momento in cui sto scrivendo, in una interpretazione goliardica e scanzonata come quella che dovrebbe essere la vita di un pirata, intento alla sregolatezza dei piaceri e dell'alcol e di tutto ciò che l'avidità porta con se a braccetto. Poi vabbè in teoria ultimi ma non meno importanti tutti gli altri attori che ,compongono il cast dei personaggi secondari che popolano la pellicola. Abbiamo "Maggie Smith" nei panni di nonna Wendy, "Dante Basco" nel ruolo di Rufio ed una giovanissima "Gwyneth Paltrow" nel ruolo di Wendy da bambina... e altri cameo che ora non ricordo XD
Confrontare questo film con la moltitudine di prodotti simili usciti negli ultimi anni sarebbe una grossa stupidaggine. Il comparto tecnico come tutto il resto con il passare degli anni è invecchiato molto bene, nel suo si difende a spada tratta tutt'ora contro colossi del genere. A livello visivo è nettamente superiore al film di "Peter Pan" datato 2003, sebbene quest'ultimo sia fedele grosso modo al libro, infantile come giusto che fosse ma troppo per i miei gusti. Ecco la trama soprattutto è il vero fulcro di questo film. Adatta ad ogni tipo di età. Ha dalla sua una morale e degli spunti riflessivi che nonostante la banalità non sono mai scontati. Prima o poi si cresce e bisogna fare i conti con le proprie responsabilità, ogni sforzo è inutile non si può fuggire ad essa. Però non per quello bisogna dimenticarsi di essere giocosi e scherzosi come i bambini, il nostro lato fanciullesco è da covare con cura all'interno del nostro cuore e resuscitarlo ogni qual volta serva.  Un punto di collegamento troppo importante fra il mondo dei grandi e quello dei piccoli. Peter per quanto possa tenere ai suoi figli, ha dimenticato cosa significhi essere ingenuo, spensierato. Le piccole cose hanno finito col diventare insignificanti. Solo un confronto duro con se stesso lo porterà a ritrovare il "pensiero felice" andato perduto. Nelle vesti adulte non è diverso da Uncino, forse l'unico personaggio di tutto il film che nel suo subconscio vorrebbe avere quella fanciullezza andata perduta eoni prima... che per qualche scherzo beffardo del destino non ha mai potuto godere e che quindi non comprenderà mai, non essendo stato bambino. 
La colonna sonora di "Jhon Williams" è forse una delle più evocative che ti rimangono impresse nella testa anche a distanza di anni, si sposano perfettamente con le sequenze, dando vita a delle scene che per quanto i dialoghi possano brillare ed essere sublimi, senza quell'accompagnamento sonoro non avrebbe reso. Un esempio su tutti il saluto fra Peter e Trilly, la fine del sodalizio fra due compagni di viaggio che hanno vissuto i momenti migliori delle loro esistenze insieme... rimarranno i ricordi più profondi https://www.youtube.com/watch?v=AKHVlAJsY34. L'essenza stessa su cui poggia tutto il film.
Consigliato assolutamente a tutti se c'è ancora qualcuno di voi che non lo ha visto. Invece per chi lo conosce, lo invito a rivederlo e viverlo come la prima volta.








mercoledì 12 marzo 2014

SOFFOCARE di CHUCK PALAHNIUK

Se stai per leggere questa recensione evita, dopo la lettura vorrai essere stato da un' altra parte. Lascia perdere, sparisci, vattene via da qui finché sei ancora intero. Salvati. Se invece vuoi continuare la lettura bhe... sono cazzi tuoi! Ci sono autori che, vuoi per un motivo o per un altro, finisci col snobbare senza renderti conto che stai facendo una emerita cazzata. Ecco, ho descritto in poche parole il rapporto fra me e "Chuck Palahniuk". Posso solo aggiungere altre cinque parole per dare la sentenza finale a questo mio snobbismo, "sono una testa di cazzo"! Solo leggendo le prime righe del primissimo capitolo, che ho voluto omaggiare riadattandole per l'apertura di questo articolo, possiamo notare quanto l'autore sia diretto ed in grado di acchiapparti con un nulla fino alla fine della lettura. 
Detto questo, ringrazio chi mi ha consigliato questo autore ( ciao Umberto ) e passo direttamente a raccontare la storia di quello che potrei definire tranquillamente essere, la lettura più "coinvolgente", "interessante", "divertente" e soprattutto "originale" di questo inizio 2014. 
Perché questo "Soffocare" edito dalla "Mondadori" nella collana "Oscar Mondadori" è stata una grandissima boccata d'aria fresca, in quello che potrei definire essere il panorama di letture "inutili", "merdose" o semplicemente "abitudinali" a cui puntualmente mi sottopongo.
Raccontare la trama di questo libro sarebbe un vero delitto, merita di essere letto per cui mi limito solo a dire che parla di un ragazzo e del rapporto singolare che lo lega alla madre ed a tutta una serie di persone, che in un modo o nell'altro sono legate al nostro protagonista. 
Storia che come ho sottolineato prima spruzza di "originalità" da tutti i pori, mai scontata ( o perlomeno non ritenuta tale dal sottoscritto ), per nulla banale e le ultime pagine sono qualcosa che mi hanno lasciato col magone. Semplicemente mancava poco alla fine della lettura e questo ha provocato in me rabbia ( ne volevo di più porca puttana! ). Il testo è uno dei più scorrevoli che abbia mai letto ( come ho detto prima l'autore nel suo essere diretto, ci rende la lettura meno impegnativa trattando argomenti complessi come i rapporti sociali, il mondo del lavoro, la sanità ecc con leggerezza e naturalezza ). Entriamo fin da subito nel mondo del nostro protagonista. Non fa sconti a nessuno, esprime apertamente tutto ciò che pensa su ogni singola cosa che compone ed appartiene a questo pianeta. I suoi problemi, le sue ossessioni, le sue domande, Vincent ( il nome del protagonista ) ci tiene a rendere partecipe a chi legge vita, morte e miracoli di se. Il termine "Soffocare" del titolo, leggendo possiamo percepire che è inteso sia in senso letterale e figurale ( ripeto non voglio fare anticipazioni perché è da leggere ). 
Il libro ha pure i suoi momenti comici, in realtà sono situazioni tutto tranne che divertenti, alcuni possiamo definirli tranquillamente "grotteschi", però una risata riesce a strapparla sempre. E' sicuro al mille per mille che di "Palahniuk" recupererò in futuro altri titoli, perché merita, merita e merita! Consigliato assolutamente a tutti... se si è invece sensibili a certe situazioni o affermazioni, allora ne sconsiglio la lettura.

venerdì 14 febbraio 2014

ETERNAL SUNSHINE OF THE SPOTLESS MIND

<< Pensieri sparsi, per il giorno di San Valentino 2004. Oggi è una festa inventata dai fabbricanti di cartoline d'auguri per fare sentire di merda le persone. Non sono andato al lavoro oggi, ho preso il treno per Montauk, non so perché, non sono un tipo impulsivo. Forse mi sono svegliato solo un pò depresso. Devo far riparare la macchina >> monologo con cui Joel Barish ( un sublime Jim Carrey che già in "The Truman Show" e "Man on the moon" dimostro di essere davvero un attore coi controcoglioni e non solo un cabarettista ed interprete di film demenziali ) esordisce al pubblico con questa pellicola che, per il titolo insulso italiano ( non lo scriverò mai! ) venne snobbato quasi a priori nelle sale italiane nell'ormai lontano 2004, venendo etichettato ingiustamente ( purtroppo all'epoca anche dal sottoscritto... che testa di cazzo che sono! ) come una cagata di film sulla falsariga di "Se scappi ti sposo" ( anche in quell'occasione il titolo non c'entrava un cazzo con quello originale americano però obiettivamente parlando... quello era veramente un film brutto! )
Fortuna volle che dopo la distribuzione del film per il mercato home video in dvd e noleggio, con il titolo originale che venne finalmente mantenuto in quasi ogni dove del mondo ( compresa l'Italia per una buona volta ) la pellicola ottenne il successo ( tra l'altro vinse più che meritatamente il premio Oscar nel 2005 per la migliore sceneggiatura originale ) anche se il passaggio televisivo ( parlo sempre di quello gratuito, quelli privati a pagamento non li cago mai perché non ne dispongo per cui non contano ) come sempre non si dimostrò caloroso con i film che meriterebbero più seguito, trasmettendolo in terza serata ed ogni morte di papa ( la prima ed unica volta che lo vidi in televisione c'era ancora sul trono "Giovanni Paolo II" e da allora gli sono succedute ben altre due persone )
E' una storia d'amore con la A maiuscola quella fra Joel e Clementine ( Kate Winslet io ti amo e non scherzo, se leggerai mai questo blog è capisci l'taliano beh... ti amo, ti ho sempre amato da quando hai preso quel cazzo di transatlantico... amo tante altre donne ma amo anche te *.* ) Come ogni "vera" storia d'amore che si rispetti, la coppia scoppia. Dopo un rapporto intenso durato poco più di due anni fra gli immancabili alti e bassi ( io sono di quell'idea che l'amore deve averli i suoi alti e bassi perché se tutto fosse troppo perfetto persisterebbe la "noia" e il rapporto non avrebbe "anima" ) si lasceranno ed entrambi si sottoporranno alla cancellazione della memoria tramite la clinica Lacuna In. Perché questo amore è troppo forte, sono troppo diversi, si può dire che non hanno nulla in comune ma nonostante ciò si sono amati davvero e pur di non soffrire entrambi compieranno questo folle gesto convincendosi che sia l'unico modo. Ma il destino è imprevedibile, più che mai surreale in questo caso. Si rincontreranno nell'arco di poche ore dall'insano gesto, non si riconosco, nelle loro menti non si sono mai conosciuti. Bastano pochi gesti di Clementine, gli sguardi stalkeranti di Joel, ricadranno in quel vortice d'amore da cui sono voluti fuggire, perché entrambi sono legati da un filo rosso del destino. Lui ama lei e lei ama lui. Il film segue costantemente i pensieri di Joel, il suo sottoporsi a questa tecnica cancerogena del distruggere i ricordi, perché eliminare i ricordi non è una cosa salutare. E' sbagliata a prescindere. Sono questi che ci rendono ciò che siamo, le esperienze negative e positive,  rimarranno i ricordi proprio per non dimenticare, per provare dei sentimenti. E nel suo subconscio Joel se ne renderà conto cercando in tutti i modi di salvare il salvabile di ciò che rimane nella sua testa inerente alla ragazza che tanto amava, affrontando le sue paure più nascoste, i chiarimenti con se stesso e con Clementine che gli si pone come un angelo custode. Una figura che lui deve difendere a tutti i costi perché è il simbolo stesso dei suoi ricordi che prendono vita. Purtroppo per quanto possa essere forte di volontà, non riuscirà ad opporsi a questa macchina potente che deprederà tutto. Joel riuscirà comunque nel profondo del suo cuore a trovare le risposte e a superare tutto. Solo che non saprà mai di esserci riuscito proprio perché i ricordi inerenti a ciò andranno perduti.

 Eppure il fato è davvero dalla loro parte. Perché non solo si rincontrano dopo poche ore dal processo come ho detto prima, scopriranno anche per una serie di eventi di conoscersi da sempre e di essersi sottoposti a quel folle esperimento. Ed è qui che arriva la parte più bella, i due se ne fregheranno altamente delle conseguenze, sono consci di essere diversi e che potrebbero lasciarsi di nuovo, eppure se ne sbattono. Loro intenderanno comunque stare insieme finché durerà. Una storia d'amore con la A maiuscola come dicevo prima. Io personalmente credo che questo sia il film d'amore che rappresenti più di tutti questa categoria, non è per niente smielato, botta e risposte fantastici, situazioni e riflessioni 

poetiche. Possiamo fare come esempio solo il monologo iniziale di Joel. Tra l'altro questo film è ambientato nel giorno di San Valentino, la festa degli innamorati. Il 14 febbraio di esattamente dieci anni fa nel momento in cui sto scrivendo questo articolo. Profondo fino al midollo, colonna sonora curata dalle tracce suggestive di Jon Brion che accompagnano i momenti più salienti del rapporto fra i due protagonisti. I momenti magici e quelli tristi. Per non parlare della cover di "Everybody's got learn sometimes" dei "The Korgis" eseguita da "Beck", molto più malinconica è suggestiva di quella originale più melodica. http://www.youtube.com/watch?v=WIVh8Mu1a4Q
Nel cast figurano in ruoli minori Tom Willkinson, Kirsten Dunst, Mark Raffalo e Elijah Wood ( sono rispettivamente il capo e i collaboratori della clinica a cui Joel e Clementine si sottoporranno ) 
Solitamente non vi racconto tutta la trama sperando di invogliarvi a dare una possibilità all'opera di turno, questa volta non potevo non esternare tutto ciò che penso di questa pellicola raccontando tutto. Il mio seppur breve è una sorta di elogio a questa pellicola. Potrei stare ad elencarvi tante altre cose ma non intendo rubare altro tempo della vostra vita nella lettura di questo articolo. I punti più importanti li ho raccontati ed importa solo questo.














venerdì 31 gennaio 2014

RUBY SPARKS

"Ruby Sparks è un gioiellino"! Con questa affermazione il "The Times", famosissimo giornale britannico conosciuto appunto in tutto il mondo, descrive questa pellicola... non posso che concordare, quando hanno ragione hanno ragione! Si tratta indubbiamente di uno dei film più belli che abbia visto nell'arco dell'anno conclusosi da poco. Una volta finita la visione del film, l'entusiasmo era così grande che la prima cosa che pensai fu quella di scriverci direttamente una mia opinione personale sul blog decantandolo come "Dio" comanda... in questo caso come comando "Io". Ho desistito dal farlo fino ad ora perché non volevo lasciare che le mie emozioni andassero ad eccedere durante la scrittura. Solitamente quando scrivo i miei articoli cerco sempre di trattenere le emozioni e di esternarle con non troppa incisione ( l'unica eccezione finora riguarda "Little Miss Sunshine" che guarda caso con "Ruby Sparks" ha in comune di avere la stessa coppia di registi e l'attore protagonista ) per non dare l'illusione a chi legge, che ciò che ho apprezzato possa essere davvero un capolavoro e poi rimanerne deluso non provando le mie stesse sensazioni. Perché voglio ricordare ( e se non ne ho accennato in passato lo dico ora) che per me non esiste l'oggettività ma la soggettività! Ciò che per me può essere un capolavoro per un altro può essere tranquillamente una merda! e così via a catena. Siamo come dico sempre tutti esseri viventi che condividono lo stesso cielo ma che pensano in modo diverso. Ed è giusto così! Ciononostante questa mia premessa, non posso evitare di lodare questo film perché ha distanza di settimane ne sono ancora entusiasta. 
Seconda opera dei coniugi "Jonathan Dayton e Valerie Faris" a distanza di sei anni da "Little Miss Sunshine", "Ruby Sparks" è la storia di Calvin ( se prima avevo una buona opinione di Paul Dano, dopo questa pellicola lo reputo essere davvero una delle giovani leve più promettenti del cinema indipendente americano ) giovane scrittore che dopo lo straordinario successo della sua prima opera, viene colpito dalla ricorrente maledizione del "blocco dello scrittore" ( qui ha tutta la mia solidarietà... anche se onestamente il mio più che blocco è voglia di non fare un cazzo XD ) Sotto consiglio del suo psicologo e complice uno strano sogno riguardante una presenza femminile, comincerà a scrivere la storia di una sua ipotetica ragazza immaginaria. La "Ruby Sparks" del titolo ( una dolcissima, incantevole e simpatica Zoe Kazan, tra l'altro è lei ad avere scritto la sceneggiatura di questo film ). La ragazza del suo sogno particolare, la stessa persona che si materializza dal nulla a casa sua ( ...ma che cazzo?! ) Allo spettatore non è dato sapere come succede questa cosa, se per magia, per desiderio, o per Dio solo sa cos'altro, l'unica cosa che possiamo intuire per conto nostro andando avanti nella visione del film è che l'immaginazione di Calvin è qualcosa di veramente "unico". Ruby esiste veramente, tutti possono vederla, conversarci e toccarla. Come al solito non dico oltre della trama perché in cuor mio spero sempre ( almeno per i film se non per i libri ) che una volta letto il mio articolo possiate dargli una possibilità andando a recuperarlo. Questo film rientra sicuramente nelle categorie "sentimentale,drammatico e commedia brillante". Il film a mio modesto parere funziona, i due attori sono credibilissimi e affiatati ( Paul Dano e Zoe Kazan tra l'altro sono legati sentimentalmente anche nella realtà da diversi anni ) Le musiche che fanno da cornice alla pellicola sono incredibili, esprimono impeccabilmente le sensazioni di stupore e meraviglia, anche di gioia e malinconia in tutte le scene che lo richiedono. L'incipt della storia forse non è dei più originali però posso assicurare che lo svilupparsi di tutto il resto non è assolutamente tutto scontato. Fa riflettere molto! Sul lato tecnico non mi pronuncio perché non sono un esperto ma personalmente quelli che io chiamo i "colori autunnali da pellicola" ( parlo della fotografia della pellicola stessa ) mi garbano non poco. Nel cast in ruoli secondari ci stanno pure attori famosi del calibro di Antonio Banderas, Annette Bening e Steve Coogan... gli altri non so chi siano per cui non li elenco ( spero non me ne vogliano ma non credo si inculeranno questo articolo )
Naturalmente questo film è passato in sordina nel nostro paese. Precisamente non so dire quante copie sono state distribuite nelle sale italiane, so solo che come al solito si preferisce dare spazio ai "blockbuster" anziche ha film che nel bene o nel male hanno qualcosa da dire, lanciare anche se piccolo un messaggio... invece dei soliti film per cui sono stati sborsati miliardi di dollari e di cui alla fine oltre alla morale non hanno manco un cazzo di contenuto...
Consigliato assolutamente a tutti!








lunedì 27 gennaio 2014

BARBIE DEVE MORIRE di GENEA

Tutti noi bazzicando qua e la nelle librerie, sicuramente più di una volta abbiamo finito col fare un incontro insolito con un libro che, vuoi per l'immagine di copertina particolare o semplicemente per il titolo singolare, ha finito con l'attirare la nostra attenzione suscitando in noi un interesse sviscerale per tale opera. Addirittura senza pensarci manco una volta comprandolo a scatola chiusa non curandoci se il libro in questione possa trattare davvero qualcosa che stuzzichi il nostro interesse. Insomma renderci conto se stiamo buttando i soldi nel cesso o no!

E ciò che successe fra me è questo "Barbie deve morire" di "Genea", edito dalla "Newton Compton Editori" nella categoria "Vertigo Black". Lo comprai qualche anno fa ( alla modica cifra che potete notare posto sulla copertina ) senza sapere a cosa andassi incontro. Solo due cose mi erano date sapere, che si trattasse di un thriller o giù di lì e, che l'autrice di questa opera, "Genea" fosse una ragazza molto "cool" ( ... ok di quest'ultima affermazione potete farne a meno... però è bella *:* ) Cominciai a leggerlo trovando interessante che fosse narrato dal punto di vista della stessa protagonista ( è risaputo che noi maschi non capiamo una sega di voi femmine, quindi nella mia ingenuità ogni volta che leggo un libro narrato da appunto una femmina, ho la presunzione di pensare di riuscire a capire sempre qualcosa di più sulle donne... grandissima cazzata ovviamente ). Nonostante trovassi questa cosa interessante, quest'opera non riuscì ad immergermi completamente nella sua essenza tante è vero che dopo poche pagine, circa una trentina lo accantonai ( in realtà persi completamente voglia di continuare a leggere perché ho la brutta abitudine di andare a sbirciare le ultime pagine per vedere il sommario ed involontariamente, lessi le ultime due pagine spoilerandomi il finale -.- la cosa triste è che questo errore mi è capitato più di una volta )
Solo recentemente sono andato a riesumare questo titolo compiendo finalmente la mia missione di leggerlo tutto ( anche perché ogni volta che abbandono un titolo la reputo essere una sconfitta e più importante, non ricordavo più come finisse quindi a maggior ragione dovevo riprenderlo ) Ammetto che rispetto alla prima volta, l'ho trovato molto scorrevole e coinvolgente ( si può finire di leggerlo in meno di due ore facendo anche altre cose contemporaneamente ) La storia narra di Delphine, la tipica ragazza ventenne insoddisfatta che odia il mondo e tutto ciò che lo abita ad eccezione di se stessa. Egoista fino al midollo che per come si pone e seguendo i suoi ragionamenti, non può che starti sulle palle fin dal primo momento della lettura. Si innamorerà anche se non lo ammetterà mai a se stessa e al lettore di Narciso, tipico ragazzo senza personalità e passivo che per lei farebbe di tutto. La strana coppia! L''incontro fra questi due sancirà una discesa sempre più lenta e feroce verso una spirale dalla quale non riusciranno ad uscire ( e nel caso qualcuno si chiedesse da cosa, non intendo droga ma "macabro" )
Metto i puntini sulle i, questa lettura non mi è piaciuta ( parlando per i miei gusti personali ovviamente, soltanto perché non sono riuscito ad apprezzarlo non significa per forza che sia un brutto libro ) o meglio l'ho ritenuta "inutile". Non ha una morale, i spunti riflessivi se possiamo definirli così, non hanno senso ma proprio perché ciò che passa per la testa di Delphine non è normale. Qualunque persona sana di mente svilupperebbe una certa antipatia nei confronti di questa ragazza. Più andavo avanti nella lettura e più cresceva in me il senso di sferrarle un calcio nel culo infilando la punta della scarpa facendogli grondare sangue pur di farla stare zitta e nel finale ho goduto davvero tanto quando finalmente... scusatemi mi sono lasciato trascinare dalle emozioni XD
E' anche vero che questo personaggio è nato proprio per essere odiato dal lettore, ha il compito di suscitare nei confronti di noi che leggiamo ribrezzo per tutte le situazioni che succedono e che verranno. L'autrice è riuscita abilmente nell'intento e bene o male nonostante l'odio per Delphine il lettore è spronato a continuare la lettura perché vuole capire che cazzo sta succedendo e come dicevo prima, è leggera e per nulla pesante.
Lo consiglio a chi piace leggere storie "singolari" che non abbiano senso, a gente che non ha troppe pretese e sopratutto a persone che mostrano interesse per la perversione umana. Essendo questa sempre senza fine, non finisce mai di sorprendere nonostante si pensa di avere visto o sentito già di tutto. Perversioni di esseri che non hanno un'anima la cui unica cosa bella pare essere solo uno aspetto esteriore... come la "Barbie"



sabato 18 gennaio 2014

MORTE MALINCONIA DEL BAMBINO OSTRICA di TIM BURTON

Lettura atipica quella di cui vi scrivo questa volta, sia di gusto che di interesse personale ovviamente. Non sono un appassionato di poesie o di saggi o di aforismi ( questi ultimi forse già un pochetto di più ) E' un mondo che francamente non mi appartiene non essendo io in grado di cogliere certe sfaccettature di quello che intendono comunicare e trasmettere tali opere ( possono sembrare banali ma le poesie sono molto più complesse di quanto ci si possa immaginare, anche perché ciascun essere vivente è in grado di dargli un significato diverso e per alcune tale denominazione acquisisce un senso sempre diverso dalla prima volta ) Il mio bagaglio culturale in fatto di poesia posso dichiarare tranquillamente essersi concluso una volta finite le scuole superiori. Eppure recentemente ho acquistato questo "Morte Malinconica del bambino Ostrica" edito dalla "Einaudi" nella categoria "Stile libero". Questo libro è una raccolta di poesie o ballate dir si voglia, accompagnate da una serie di illustrazioni infantili disegnate dallo stesso autore. Piccole storie sotto forma di filastrocche e rima che narrano di bambini "grotteschi" che sono tutto tranne che felici, segnati da un destino per nulla roseo. La malinconia fa da padrone in queste storie, la diversità, l'ignoranza delle persone e in questo caso degli adulti nei confronti di questi bambini presentatici più volte come essere strani, non umani, con malformazioni di ogni tipo. Tutti che andranno in contro al proprio destino e non possono evitarlo. Dal momento in cui sono venuti al mondo, sono già stati segnati. Le illustrazioni che permeano nel volume, descrivono follemente tutto il disagio e la diversità di queste creature, così diverse ma così umane nei loro atteggiamenti ingenui ed infantili, proprio perché sono dei bambini. Sentimenti e sensazioni narrate più e più volte dall'autore in quasi tutte le sue opere che per chi ancora non lo avesse capito o non ha letto il titolo del post, trattasi di "Tim Burton". Famoso regista Hollywoodiano che nel suo piccolo ha contribuito a creare delle perle in termini visivi e malinconia. "Edward Mani di forbice", "Il mistero di Sleepy Hollow"."The Nightmare Before Christmas" da cui quest'ultimo si può notare lo stile grottesco nel design dei personaggi ( in realtà questo film non venne diretto da lui ma da "Henry Selick", amico dello stesso Burton, però fu lui a creare il soggetto della storia e tutti i singoli personaggi e ambienti con le sue illustrazioni ) e tanti altri...
Confesso tranquillamente che questo libro l'ho comprato proprio perché è stato scritto da Burton ( se lo avesse scritto qualcun'altro che non fosse conosciuto a livello mediatico sicuramente lo avrei lasciato sullo scaffale a prendere polvere... anche se devo ammettere che come titolo forse avrebbe comunque suscitato il mio interesse ) Nonostante abbia visto più o meno tutti i suoi film, non mi ritengo essere un suo fan. Senza dubbio adoro i tre film che ho citato prima ed in particolare il primo, "Edward Mani di forbice" che con le storie di questo libro ha molti punti in comune. Il tema della malinconia e della diversità trattati fino alla nausea dal loro creatore.
Questo libro mi sento sinceramente di consigliarlo a tutti tranquillamente, anche perché trattandosi di un libro di poesie è molto breve e per nulla pesante ( sono molto chiare e semplici da capire ) I disegni grotteschi di Burton che personalmente mi piacciono, fanno da cornice a queste brevi storie come dicevo prima, sono carucci nella loro semplicità e danno quel tocco di libro per bambini che sono in grado di rendere leggero qualsiasi cosa. La tristezza di queste storie non dovrebbe essere una grande fonte di ostacolo. Perché nella loro drammaticità sono ironiche e qualche sorriso bene o male lo strappano. Un esempio lo abbiamo con la storia di "Testa di Melone" che potete leggere qui sotto

                         Testa di Melone


C'era una volta una cupa testa di melone, se ne stava seduto tutto il giorno pensando a come togliersi di torno.
E fu l'ultima cosa che pensò, poi una grande suola lo schiacciò.





Ammetto che come storia è molto bastarda e triste però quando la lessi una risata mi scappò dettata dallo stupore ed ironia dell'avvenimento ( e poi tale reazione l'ha riscontrata pure una mia amica a cui la feci leggere quindi non sono solo io lo stronzo insensibile U.U ) Inoltre l'edizione di cui io dispongo è provvista delle poesie anche in lingua madre verso le ultime pagine. Ed in un certo senso è pure interessante come cosa quella del confronto del prodotto originale con quello adattato nella nostra lingua. Tradotta tra l'altro dal fu "Nico Orengo", ( autore di poesie che personalmente non conoscevo proprio perché come dissi ad inizio recensione, i libri di questo genere non li considerò ) che per l'occasione reinterpretò interamente le poesie creando delle filastrocche che mantennero comunque il significato di quelle di Burton ( anche perché tradurre papale papale le poesie in un altra lingua senza adattarle nel modo giusto non avrebbero senso ) Insomma un'edizione più che discreta.