giovedì 15 ottobre 2020

LE CRONACHE DEL MONDO EMERSO- LE STORIE PERDUTE di LICIA TROISI

Sono passati dieci anni da quando nell’ormai lontano ottobre 2010, cominciai la lettura delle “Cronache del Mondo Emerso” di “Licia Troisi”, sotto consiglio di un carissimo amico, finendo con l’innamorarmene. Forse ingenuamente perché col senno di poi, paragonando questa lettura a quelle che ho affrontato in seguito, fra classici del genere o produzioni più recenti scritte da persone molto più esperte, la prima opera della Troisi ne esce inevitabilmente sconfitta e con le ossa rotte. Grazie al cavolo aggiungerei. Tutto ciò era da condurre ovviamente alla poca esperienza, direi pressoché nulla, che l’autrice aveva a quei tempi. E nonostante ciò, Licia con le avventure di Nihal della valle del vento, la ragazza ultima superstite della stirpe di mezz’elfi e protagonista delle Cronache, riuscì a conquistare e a fare emozionare più di una generazione di lettori italiani in erba e non, divenendo a pieno diritto la regina del fantasy italiano, poiché fu una delle prime se non addirittura la prima a immergersi nel mercato letterale di quel genere, prima che ne divenisse una moda. Questo perché nonostante lo stile di scrittura fosse acerbo, nell’intera opera si trasudava molta passione e dedizione, voglia di raccontare, di condividere, d’immergere chiunque in un mondo tutto nuovo, con le sue stranezze e unicità, i suoi personaggi, le sue storie, la costante evasione dalla realtà. La crescita e l’evoluzione affrontando le proprie insicurezze e in un certo senso, l’esordio di Licia si potrebbe definire come il “viaggio terapeutico” di cui lei avesse bisogno. Lei stessa in più interviste non ha mai nascosto che Nihal fosse la rappresentazione esplicita di ciò che fosse ai tempi, con tutte le sue gioie, paure e insicurezze. Chiunque metta in gioco se stesso aprendosi, va sempre premiato per l’estremo coraggio di condivisione per quanto mi riguarda. Se poi lo fa creando il classico romanzo di formazione che io amo tanto beh, con me, si sfonda una porta aperta. Li ricordo con estremo piacere i giorni passati a leggere quel mattone, letteralmente parlando, durante il tragitto di andata e ritorno dal lavoro sull’autobus e in metropolitana. Un viaggio durato diversi mesi poiché mi presi i miei tempi e una volta conclusosi raggiungendone la meta, rimasi spiazzato, col nodo alla gola, solo e confuso con i miei pensieri. Mi ero così affezionato a Nihal e a tutti quei personaggi che la assistettero durante la sua crociata per salvare il Mondo Emerso dalla tirannia del Tiranno ( perdonatemi il gioco di parole ) e del suo esercito di Fammin che, una volta finita la lettura ne sentii inevitabilmente la mancanza. Ne volevo ancora! Dovevo sapere assolutamente come continuava nonostante l’opera si potesse definire più che completa. Fortunatamente quando mi avvicinai alla saga, nelle librerie era già disponibile da qualche tempo il suo seguito diretto, la trilogia delle “Guerre del Mondo Emerso” e sempre in quel periodo la “Mondadori”, casa editrice che si è sempre occupata di immettere sul mercato italiano le opere della Troisi fin dai tempi delle Cronache, pubblicò “Gli ultimi eroi” ovvero l’ultimo tassello della terza trilogia sul Mondo Emerso, le “Leggende”. “Meglio di così si muore” pensai… stoltamente. Questo perché nonostante gli evidenti miglioramenti di scrittura legati sempre di più all’esperienza accumulata, le Guerre non mi convinsero o meglio ancora, non mi conquistarono come mi sarei immaginato. Lo schema era pressappoco il medesimo di quello precedente con piccole variabili: C’era sempre una protagonista femminile con i suoi problemi seppur differenti rispetto all’eroina precedente, i personaggi comprimari la supportavano uniti tutti quanti contro una minaccia più grande, incarnata questa volta da una setta di assassini devoti al culto di una divinità maligna il cui interesse principale era ridare vita alla nemesi della saga precedente e riprendere il controllo e la distruzione del Mondo Emerso. Lo stesso Mondo Emerso seppur fosse passata una cinquantina d’anni dagli eventi del primo libro, non riportava cambiamenti essenziali e… basta, tutto qui! Non mi è rimasto particolarmente. La verità è che commisi l’errore di leggere le Guerre a ridosso delle Cronache, convinto di trovare gli stessi personaggi le cui vicende precedenti nel mio cuore, erano ancora vive e pulsanti. Ciò rese parecchio sofferta la lettura del romanzo, le cui uniche parti che secondo quelle che erano le mie esigenze all’epoca riuscirono a essere sufficientemente intriganti, riguardarono esclusivamente il reinserimento di Sennar, il mago storico compagno di Nihal, invecchiato e troppo stanco per continuare a lottare per un mondo in cui non credeva più. L’assenza della stessa Nihal contribuì a farmi detestare, ingiustamente, il romanzo perché il cambio generazionale ci stava tutto ma come dicevo, non era quello che volevo in quel momento. Affrontai l’intera lettura nelle settimane a seguire con estrema fatica e una volta concluso questo secondo viaggio nel Mondo Emerso, decisi di prendermi una pausa da quell’universo e a oggi le Leggende non le ho mai recuperate. Nel corso degli anni tuttavia mi è capitato di leggere altre opere della Troisi, come l’intera saga della “Ragazza drago”, serie per ragazzini prestatami gentilmente dallo stesso amico che mi consigliò a suo tempo le Cronache del mondo Emerso e il primo libro dei “Regni di Nashira”. Quest’ultimo acquistato alla sua uscita durante la presentazione dell’autrice alla Fnac di Milano quando ancora esisteva nel 2011, con tanto di dedica e autografo… dire che non mi piacque è davvero poco, mi fece cagare! Non a caso di quel romanzo non ricordo nulla di nulla. Ad ogni modo verranno il giorno e lo spazio giusto per parlare di questa saga, facendo i suoi seguiti parte dell’enorme pila di libri accumulati sulla mia scrivania nel corso degli anni cui devo ancora dare la giusta attenzione… forse. E fra questi libri accumulati, arriviamo finalmente a quello di cui volevo parlare in questo post, ovvero le “Cronache del Mondo emerso, le storie perdute”, comprato alla sua uscita nel 2014 e letto solo adesso, a distanza di dieci anni esatti dalle Cronache originali. Casualità. Il libro naturalmente fu frutto di un’esplicita operazione commerciale da parte dell’autrice e della Mondadori per festeggiare il decennale della saga ( questi dieci anni cominciano ad essere troppo ambigui ), nel tentativo di fare leva sulla nostalgia dei fan della saga e io da bravo coglione quale ero e quale sono tuttora, lo acquistai con la consapevolezza che questa volta avrei ritrovato la Nihal cui ero legato. Ed effettivamente è stato così, seppur con delle vesti differenti essendo in questo romanzo più matura e meno impulsiva rispetto alla trilogia originale, anche se ogni tanto la sua cocciutaggine riemerge nostalgicamente in tutti i sensi. Sarò franco, sconsiglio totalmente la lettura di questo libro non solo a chi non ha mai letto le Cronache del Mondo Emerso, ma anche le Guerre e le Leggende. Questo perché il libro si suddivide in tre atti, “canti” nello specifico essendo queste tre storie “perdute”, raccontate da un misterioso bardo in una locanda durante una serata nevosa. In realtà le prime due ai conoscitori della saga non sono propriamente una novità, essendo già state trattate nelle prime due trilogie in maniera superficiale o quantomeno abbozzate. Mentre l’ultima è inedita perché si svolge dopo le conclusioni delle vicende dell’ultima trilogia e, infatti, la maggior parte dei rimandi inizialmente non li colsi proprio perché le Leggende non le ho mai lette, spoilerandomele… maledetti bastardi! Non che me ne fregasse davvero qualcosa chiariamoci, però è il principio alla base ad essere sbagliato. Se tu mi vuoi vendere una storia dedicata alle “Cronache” come suggerisce il titolo di copertina, mi aspetto di trovare al massimo rimandi a quel romanzo e non anche agli altri! Detto ciò, il libro nell’insieme mi è piaciuto perché oltre ai riferimenti nostalgici, ai personaggi che tanto mi piacquero, primi su tutti Nihal e Sennar, il drago Oarf o le rappresentazioni giovanili e inesperte di Soana e Fen, i mentori dei due protagonisti, mi ha fatto piacere tornare in quell’universo ( seppur in piccola dose ) che una decina d’anni fa fece breccia nel mio cuoricino. Peccato solo che, l’esperimento nostalgia è mandato in vacca da un finale aperto che non ha senso di esistere in un extra bonus come questo romanzo, andando, di fatto, a finire l’epopea di Nihal, in un modo che ritengo non solo ignobile ma poco riuscito a differenza di quello che era il finale originale, molto più coerente seppur mega buonista. Peccato perché fino a poco prima delle ultime cinque pagine seppur con i suoi momenti altalenanti… ci stavo credendo, illudendomi di essere tornato indietro di dieci anni.